
Comunicazione Aumentativa Alternativa
Nel giro di una quarantina d’anni in Italia l’approccio educativo nei confronti delle persone con disabilità è radicalmente mutato. Nel sistema scolastico ciò ha indotto una evoluzione dall’antico sistema esclusivo dell’istruzione separata e delle scuole differenziali e speciali, passata attraverso le fasi dell’inserimento e dell’integrazione (D’Alonzo, 2008; Gelati, 2004), fino ad arrivare all’attuale scuola inclusiva (Medeghini & Fornasa, 2011; Pavone, 2010), che mira a garantire il diritto soggettivo di tutti all’istruzione, così come previsto dalla Costituzione e chiarito e riaffermato con forza dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 215 del 3 giugno 1987. Ne consegue che la scuola dei nostri giorni si prende cura di molteplici forme di disabilità fisica e psichica, dei disturbi specifici dell’apprendimento e dei bisogni educativi speciali e in ambito pedagogico si riflette addirittura sulla necessità di un approccio che conduca a riconsiderare il bisogno, superandone la dimensione passiva e rigida a favore del desiderio, attivo e flessibile (Sandrone, 2012).
E vivendo nella Nazione in cui, almeno a livello di legislazione, primeggiamo sul tema dell’Inclusione, sto cercando di verificare una mia personale intuizione discussa a Bologna con gli amici di Fondazione ASPHI e poi con Oscar Pastrone di Open Lab Asti che sta sviluppando SIMCAA.
Credo che si possa combinare efficacemente l’uso del robot educativo Thymio e il suo linguaggio VPL o VPL3 con le PCS della Comunicazione Aumentativa Alternativa.
Chiunque sia entrato in una scuola dell’obbligo in Italia ha spesso constato che vi siano necessità educative e situazioni per chi è affetto da disabilità di reale inclusione e di interventi educativi che vadano oltre la semplice socializzazione in presenza.
L’informatica per la disabilità può davvero fare molto. Il livello tecnologico raggiunto nel mondo delle tecnologie dellàinformazione e della comunicazione in termini di portabilità e di trasparenza favoriscono enormemente l’inclusione.
Dotare di una attrezzatura ingombrante e vistosa una persona con disabilità o difficoltà di apprendimento porta spesso al rifiuto delle stesse tecnologie perché rendono “diverso” chi le usa.
la trasparenza di un sistema informatico è la proprietà di proporsi con implementazioni spazialmente discrete, non ingombranti né invasive, che abbassano la soglia psicologica di accettazione dei dispositivi assistivi da parte dei loro potenziali utenti
– Lazzari
Una tecnologia inclusiva apre nuove prospettive a chi le usa e ponti verso gli altri con cui si relaziona.
Ho avuto modo di sperimentare in alcune occasioni come i robot educativi attraggano i bambini indipendentemente dalle loro peculiari differenze. Ho visto come alcuni ragazzi con disturbi dell’apprendimento e altri con la sindrome di Down o autistici fossero a loro agio nella programmazione di un semplice robot educativo una volta entrati in relazione con il ragazzo.
Il problema maggiore è entrare in relazione con l’alunno, non comprendere il funzionamento del robot e la sua programmazione semplificata. Attraverso il robot si possono insegnare competenze e utilizzarlo come mezzo per formare ed educare e stabilire relazioni significative con i propri compagni di scuola.
Mi sono allora subito appassionato quando ho iniziato a scoprire la Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA), un termine generico e ampio, usato per indicare molteplici metodi e tecniche che aiutano le persone con difficoltà linguistiche a integrare (aumentativa) o sostituire (alternativa) il linguaggio naturale o la scrittura e a capire o produrre
linguaggio parlato o scritto.
Ho ascoltato di utilizzi della CAA per persone giunte nel nostro paese dove non vi fosse una lingua comune nota agli interlocuotri per comunicare e per imparare la nostra Lingua.
Ho letto di esperienze con ragazzi con sindrome di Down dove di fronte ad una dimostrata incapacità a portare a termine un compito, la CAA ha consentito di superare la barriera di comprensione e di indicazione chiara delle parti necessarie a svolgere un compito e di come, una volta superata tale barriera, lo svolgimento del compito prima apparentemente impossibile riusciva ad essere portato a termine.
La CAA inoltre si propone come strumento finalizzato a contenere o eliminare il senso soggettivo di isolamento vissuto dalle persone con disabilità comunicativa grave: essa infatti offre l’opportunità di mettersi in comunicazione con gli altri in maniera efficace per esprimere i propri bisogni, per condividere informazioni, per stabilire e mantenere relazioni e per conformarsi alle convenzioni sociali (Light, 1988); permette anche, in un certo senso, di comunicare con sé stessi, per esempio nel momento in cui consente alle persone di autogestirsi le attività quotidiane mantenendone un’agenda redatta con strumenti alternativi alla scrittura.
La CAA è tipicamente adottata per diverse condizioni o patologie congenite, acquisite o temporanee, quali paralisi cerebrale, ritardo mentale, autismo, disprassia verbale, sclerosi laterale amiotrofica, morbo di Parkinson, sclerosi multipla, demenza, afasia e lesioni cerebrali traumatiche.
– Lazzari
Vediamo qualche esempio di uso della CAA che sto sperimentando.
Entro in classe con una grande scatola. Mostro un Cartello su cui abbiamo disegnato queste PCS: